Commento alle Nuove Indicazioni 2025


Dopo un'attenta lettura delle Nuove Indicazioni 2025, il CVE segnala che, dal punto di vista valutativo, il testo presenta quattro fondamentali elementi:

1) rafforzamento del carattere contenutistico e prescrittivo degli obiettivi;

2) marginalizzazione dell'autovalutazione;

3) negazione della funzione formativa della valutazione;

4) affermazione di una visione autocratica, burocratica, riproduttiva e selettiva della valutazione.


1) Rafforzamento del carattere contenutistico e prescrittivo degli obiettivi
La definizione di competenze, obiettivi generali e obiettivi specifici non è chiara e presenta ambiguità e sovrapposizioni. La scelta di definire prescrittivi non solo gli obiettivi generali ma anche gli obiettivi specifici formulati in termini contenutistici compromette l'autonomia e la libertà d'insegnamento di scuole e docenti. Inoltre, il rischio è quello di rendere progettazione e valutazione incombenze burocratiche piuttosto che processi fondamentali per arricchire la didattica.


2) Marginalizzazione dell'autovalutazione
La ricerca in ambito pedagogico e la normativa (62/2017, Statuto del 1998) considerano l'autovalutazione degli apprendimenti un processo imprescindibile nello sviluppo di apprendimenti significativi. Tuttavia, nel testo tale imprescindibilità non viene mai affermata (sono presenti solo alcuni richiami alla possibilità del processo, soprattutto in alcuni suggerimenti metodologici per alcune discipline). In assenza di chiari e sistematici riferimenti, l'autovalutazione continuerà a essere considerata un'estemporanea licenza concessa dall'insegnante (secondo l'OCSE-TALIS, meno del 30% di docenti di secondaria I grado dichiara di ricorrere all'autovalutazione).


3) Negazione della funzione formativa della valutazione
Pedagogia e didattica hanno ampiamente dimostrato che a rendere formativa la valutazione è la scelta dell'insegnante di valutare per raccogliere indicazioni sull'attività didattica svolta e assumere decisioni per dare forma a quella successiva (pensiamo ai lavori di Michael Scriven e Benedetto Vertecchi).
Tuttavia, le Nuove Indicazioni 2025 trasmettono l'idea che sia possibile valutare per dare forma all'apprendimento senza prima curarsi di usare il processo valutativo per informare l'insegnamento. L'impiego della valutazione dell'apprendimento come strumento fondamentale di regolazione della didattica non è mai richiamato. D'altra parte, l'imposizione di obiettivi contenutistici erode le possibilità di un uso autenticamente formativo della valutazione da parte dell'insegnante.


4) Affermazione di una visione autocratica, burocratica, riproduttiva e selettiva della valutazione
Nel complesso, emerge un'idea di valutazione che, concentrata com'è a "valorizzare lo studente", non è chiamata a dare forma ad alcuna attività. Tuttavia, se l'obiettivo della valutazione è orientare i processi di insegnamento e apprendimento, è più efficace valutare le attività svolte in modo da migliorare quelle future piuttosto che "valorizzare" individui (i quali, va ricordato, hanno valore in sé in quanto persone). La scelta di "valorizzare lo studente" rafforza la funzione sommativo-selettiva della valutazione. Si tratta di una funzione che - a differenza della valutazione che dà forma all'esperienza - è incentrata sull'individuo e non sulle sue attività e non ha sin qui mostrato alcuna associazione positiva con lo sviluppo degli apprendimenti.

Questa visione immiserita della valutazione non caratterizza solo le Nuove Indicazioni 2025, ma si presenta anche nel dispositivo scelto "per consentire alle scuole di partecipare alla consultazione". Al di là dello scarso spazio concesso per la formulazione attiva di proposte (successivamente ampliato a seguito delle rimostranze presentate dal mondo della scuola), va considerato come tra le alternative di risposta selezionabili nei 22 quesiti a scelta multipla manchino del tutto quelli che esprimono pareri negativi. Si tratta di un dispositivo che se dal punto di vista metodologico manca di validità, dal punto di vista culturale e politico non appare minimamente finalizzato a conoscere il punto di vista delle scuole ma a ottenere conferme sul testo proposto. Così come nella bozza delle Nuove Indicazioni 2025, anche nel caso del questionario le potenzialità trasformative della valutazione sono del tutto negate a vantaggio di una retriva celebrazione dell'esistente.


Per questi motivi, riteniamo che Nuove Indicazioni 2025 e Questionario rimandino a una visione autoritaria e burocratica della valutazione che è decisamente agli antipodi rispetto a quella valutazione partecipata e autorevole che consente a docenti e studenti di vivere esperienze di insegnamento e apprendimento ricche e significative.
La valutazione può essere concepita come processo che genera una conoscenza finalizzata all'arricchimento dell'esperienza o come atto di controllo, selezione e riproduzione sociale. La marginalizzazione dei processi autovalutativi dell'apprendimento e dell'insegnamento è una caratteristica tipica di una valutazione che predilige le funzioni di controllo, selezione e riproduzione sociale rispetto allo sviluppo significativo degli apprendimenti e alla rimozione degli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana.